Quando si frequenta una piazza o una via del centro sorge spontanea una domanda: gli spazi pubblici vengono usati in maniera uguale da tutti i cittadini? Ci sono stati dei cambiamenti nell’utilizzo di questi luoghi a seguito dell’immigrazione di questi ultimi anni? Abbiamo provato a chiederlo direttamente alla gente a chi vive a Udine, attraverso piccole interviste ad “autoctoni” e a stranieri. Dalle opinioni ricevute risulta che la vivibilità degli spazi pubblici ha un maggiore rilievo sulla vita quotidiana per le donne piuttosto che per gli uomini, forse perché le prime hanno una relazione molto più stretta con l’ambiente nel quale vivono, dove trascorrono più tempo, svolgendo compiti che sono in gran parte collegati alla gestione della famiglia.
Abbiamo classificato le persone in due categorie: “locali” (autoctoni, nati a Udine o provenienti da regioni intorno a Udine e stabiliti a Udine da tanto tempo) e i ”nuovi arrivi” (provenienti da Paesi appartenenti e non alla Comunità europea). Sono tante le questioni che accomunano le due categorie. Le più nominate riguardano la mancanza di rispetto per i luoghi pubblici e l’indifferenza dimostrata da molti su quanto accade in tali spazi. Piazze e giardini sono frequentati dagli autoctoni al pari degli immigrati, ma scorgono piccoli cambiamenti sia nella gestione di questi luoghi che nel comportamento di chi li frequenta. Tuttavia la gran parte delle persone intervistate hanno confermato di essere soddisfatte e contente di vivere nel capoluogo friulano.
Per quanto concerne la percezione della sicurezza, molto dipende dalla localizzazione, ma non mancano le sorprese. La zona della stazione notoriamente ritenuta la più “insicura” è vista invece da certi cittadini come molto frequentata e vivace: “Il confronto con gli altri fa l’identità di una persona e di una città” risponde il direttore della biblioteca civica di Udine, Romano Vecchiet. “E’ bello vedere questa multietnicità, perché vuol dire che la città è viva. Confrontarsi tutti i giorni in questi spazi anche con gente diversa per cultura e provenienza, fa capire che le cose cambiano e che ci si deve sforzare per garantire una convivenza tranquilla e serena a tutti i cittadini”.
Si sente spesso parlare i giornali di atti vandalici, truffe e altri reati, ma come dice Paola, sono gli stessi media che trasmettono notizie inquietanti su quello che succede negli spazi comuni, e ciò non fa altro che far aumentare il senso di insicurezza. Il motivo di questa enfatizzazione dei fatti negativi non lo sappiamo spiegare ma di certo non aiuta a dare più tranquillità e sicurezza a chi vive in questi luoghi.
Preoccupa anche la tendenza, nel mondo dell’informazione, a dare la colpa di tutto quanto accade allo “straniero”. Non soltanto si pone l’accento sul comportamento incivile di pochi dimenticandosi dell’educazione di tutti gli altri, ma si tende sempre a dichiarare la sua nazionalità di provenienza, quasi fosse un tratto distintivo e correlato direttamente al fatto commesso.
I problemi di convivenza, pur presenti nei luoghi pubblici, si riscontrano anche in ambito più strettamente privato, quando si tratta di semplici vicini di casa. Di un certo disagio ci ha parlato per esempio la signora Donatella, udinese Doc e di mezza età, che vive con una certa difficoltà la presenza di tanti stranieri non soltanto negli spazi comuni, ma anche quando rientra a casa.
Decisamente più positivi i commenti raccolti da chi è arrivato di recente a Udine, sia esso un lavoratore immigrato o uno studente universitario.
I “nuovi arrivati” si dichiarano abbastanza contenti della loro condizione e pensano che Udine sia una città piacevole e tranquilla in cui vivere. Un dato positivo questo, confermato anche dalle opinioni di tanti cittadini albanesi. Fa riflettere molto anche la diversa percezione in fatto di sicurezza: in generale i cittadini extracomunitari si trovano bene in qualsiasi parte della città senza distinzione alcuna. Anche sui servizi, utilizzati alla pari degli altri residenti, i giudizi sono sempre improntati alla massima positività. “Non ci sono problemi, uso ogni mezzo e frequento i luoghi pubblici senza difficoltà - ci dice la signora Drita, albanese -. Mi sento tranquilla, sicura e integrata, è credo che così la pensi anche la mia famiglia”.
Le donne più giovani, in particolare le studentesse, sembrano tuttavia vivere con un certo timore i luoghi meno aperti, quali parchi con grandi alberi, la zona stazione e certe vie secondarie di Udine. Questi luoghi mettono una certa ansia e insicurezza alle giovani specialmente nel corso della notte. “Preferisco le strade piene di gente per sentirmi più sicura - ci ha spiegato Isida, di 20 anni”.
Insomma, pare proprio che Udine sia vissuta come un “angolo di paradiso” per i tanti cittadini albanesi; si sentono come a casa loro oramai, perché per certi Udine è diventata la loro casa e non è solo un ponte di passaggio per altri paesi, ma una città dove integrarsi e vivere bene con tutti. Gli udinesi Doc sembrano invece un po’ meno pronti a dare un giudizio entusiastico della loro città, ma non sono mancati i pareri di molti che hanno dichiarato di sentirsi sicuri e protetti e vedono la presenza degli stranieri oramai come una fatto naturale e abituale. Infine c’è da dire che ogni cittadino “autoctono” o “nuovo arrivato” deve esplorare il luogo in cui vive, deve relazionare con gli altri in questi spazi pubblici. E’ soltanto in questo modo che, immaginiamo, potrà formare il proprio convincimento, non sulla base dunque di semplici “sentito dire”, ma sulla base della propria esperienza personale. La qualità della vita nelle strade e negli spazi aperti è una condizione necessaria affinché una società possa contare su un elevato grado di coesistenza.
Le brevi interviste che abbiamo condotto lungo le vie della nostra città, non intendono assumere alcun rilievo statistico, ne potrebbe essere altrimenti. Eppure esse diventano comunque la testimonianza di un modo se possibile meno comune, di quanto si legga su molti mezzi di informazione, di affrontare temi delicati qual è in fondo l’integrazione e la pacifica convivenza tra persone di culture spesso distanti, ma accomunate dal desiderio di migliorare la qualità della propria esistenza.
venerdì 8 febbraio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento